/Blog/Salute e benessere/Nutrizione e disturbi associati: anoressia, bulimia, arfid, binge eating disorder

Nutrizione e disturbi associati: anoressia, bulimia, arfid, binge eating disorder

I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) rappresentano patologie articolate caratterizzate da una marcata preoccupazione per il peso corporeo, supportato da una distorta percezione della propria immagine. Molto spesso amplificati da problemi

Nutrizione e disturbi associati: anoressia, bulimia, arfid, binge eating disorder

8 minuti

Col cibo si combatte l'angoscia del niente e si ripara il vuoto esistenziale, ristabilendo il contatto con i propri punti di riferimento corporei. In un certo senso, come tutte le malattie, anche la bulimia ha un ruolo funzionale, anzi terapeutico: ci si ammala un po' per non morire.

Umberto Galimberti, I vizi capitali e i nuovi vizi, 2003

I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) rappresentano patologie articolate caratterizzate da una marcata preoccupazione per il peso corporeo, supportato da una distorta percezione della propria immagine. Molto spesso amplificati da problemi di bassa autostima ed elevate pressioni ambientali.

Possono presentarsi comorbilità a disturbi d’ansia o altalene dell’umore. I DNA coinvolgono l’intera dimensione della persona, con scompensi, gravi, anche dal punto di vista della salute fisica, a causa di un consumo scorretto del cibo, con perdita di peso o malessere di specifici organi interni vitali e interi apparati (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico). Tuttavia, sovente, si tende ad abbinare il disturbo della nutrizione e dell’alimentazione con la perdita di peso, ebbene non è affatto così: condizioni di normopeso, sovrappeso, o obesità possono, ugualmente, rappresentare indicatori di disturbi alimentari.

L’anoressia, insieme alla bulimia e al binge eating disorder (alimentazione incontrollata), è uno dei disturbi alimentari più frequenti. Il dato all’armante è l’insorgenza della patologia: fino a qualche anno fa l’età di esordio era tra i 14 e i 16 anni, oggi è scesa tra gli 11 e i 13 anni.

CAMPANELLI D’ALLARME:

  1. calcolo ossessivo delle calorie degli alimenti
  2. pesare ossessivamente il cibo
  3. eliminare dalla propria alimentazione categorie di cibi come grassi e dolci
  4. pesarsi spesso con la bilancia
  5. criticare spesso il proprio aspetto fisico
  6. cominciare diete “fai da te”
  7. saltare i pasti
  8. effettuare esercizio fisico in maniera eccessiva e ossessiva
  9. isolarsi a livello sociale.

LE CAUSE DELL’ABBASSAMENTO DELL’ETA’ D’INSORGENZA

È’ noto che il target d’età maggiormente colpito è tra i 14 e i 16 anni, tuttavia, come già accennato, oggi anche i preadolescenti sono sempre più coinvolti, soprattutto le ragazzine. L'anoressia si caratterizza da peso corporeo in netta diminuzione, dall'ansia legata all'aumento di peso, da una percezione completamente distorta della propria immagine corporea e da un controllo ossessivo del consumo di alimenti. Anche il giudizio altrui, ha un peso determinante, ma che spesso viene strumentalizzato dalla disfunzionale percezione di sé. Le bambine sono immerse in un mondo basato sull’estetica, sull’immagine, la loro giovane età non permette loro di assimilare in maniera critica perché troppo piccole. In terza elementare il 50% delle bambine si dicono insoddisfatte del proprio corpo. Il primo ciclo mestruale, avviene prima rispetto a una decina di anni fa, anche questo è motivo di confusione per delle bimbe che devono già fare i conti con un corpo di donna e un’emotività e psiche ancora profondamente infantili. 

Per evitare che la situazione diventi cronica e che la salute si comprometta per sempre (con rischio, persino di morte), è necessario intervenire tempestivamente e con modalità specifiche multidisciplinare (medici specialisti in psichiatria, in pediatria, in scienza dell’alimentazione e in medicina interna, dietisti, psicologi e psicoterapeuti), appropriate.

La Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, l’8 maggio 2018 ha indetto la Giornata nazionale del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentare: il 15 marzo di ogni anno.

CHE COS’E’ L’ARFID E CHI COLPISCE

Il Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (Arfid) interessa bambini piccoli, al di sotto dei 10 anni. Questi bambini, in particolare dai sette ai dieci anni, si rifiutano di mangiare, ma non per paura di ingrassare, le cause possono essere varie, solitamente legate ad un trauma (per esempio cibo andato di traverso, paura di soffocamento, del vomito…). Chiaramente questi bambini avranno già una predisposizione all’iporessia (scarso interesse per il cibo, così selettivi da mangiare solo alcuni cibi, magari di un unico colore, intolleranti alle contaminazioni tra pietanze diverse), fragili o particolarmente ansiosi.

Denny è un bambino di 5 anni, a seguito di un trauma da soffocamento, unito ad una ipersensibilità e fragilità legate alla separazione conflittuale tra i genitori, sviluppa una forma di avversione totale per qualsiasi cibo. Smette di nutrirsi, la mamma disperata, si rivolge a me, sperando di scongiurare l’alimentazione forzata (con sondino) e ricovero ospedaliero. Una storia a lieto fine, intensa e commovente che racconto nella mia prima pubblicazione: Un gioco per guarire, guarire per gioco.

TRATTARE L’ARFID

Il trattamento dipende dalla gravità della situazione. Trattandosi di bambini l’intervento deve essere il più immediato possibile e va da: alimentazione sostitutiva (sondino-naso gastrico), percorsi pedagogico clinici individuali o familiari, a terapia psicologica.

PANDEMIA E DISTURBI ALIMENTARI

Tutti i disturbi nell’ambito della nutrizione hanno avuto un’impennata nel periodo del lockdown, nel quale si è registrato un generale aumento dell’ansia in tutti noi, chiaramente per i bambini e gli adolescenti in crescita, l’impatto ha generato scompensi maggiormente diffusi e preoccupanti. I cambiamenti che i bambini sperimentano costituiscono momenti decisivi nel loro sviluppo, che affrontano attivando dei sistemi di adattamento. Se questo passaggio, già di per sé critico, avviene con una modalità un po’ traumatica, le cose si complicato con evoluzioni anche drammatiche. Oggi, fortunatamente, l’emergenza sta rientrando e i casi di disturbo alimentare, diminuendo.

Classificazione disturbi sul sito del ministero della salute

A maggio 2013 l’American Psychiatric Association (APA) ha pubblicato la quinta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), per la descrizione dei sintomi e dei comportamenti delle persone che soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nel corso della loro vita.

Nelle Linee di indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell’alimentazione, gli autori evidenziano che la revisione dei criteri diagnostici pubblicata nel DSM-5 si è proposta l’obiettivo di definire una maggiore continuità diagnostica fra adolescenza ed età adulta, adattando i criteri alla possibilità di formulare la diagnosi anche in età infantile e adolescenziale.

Il DSM-5 raggruppa in una categoria diagnostica unica, chiamata “disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, i disturbi della nutrizione caratteristici dell’infanzia e i disturbi dell’alimentazione, con l’inclusione di nuove categorie diagnostiche e modifica di alcuni criteri diagnostici. Il DSM-IV non forniva una definizione di disturbo dell’alimentazione e questo, negli anni passati, ha provocato molti problemi nello stabilire il confine diagnostico dei disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati che non avevano criteri diagnostici positivi come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa. Il DSM-5 fornisce la seguente definizione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.

Categorie diagnostiche del DSM-5

  1. Pica
  2. Disturbo di ruminazione
  3. Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo
  4. Anoressia nervosa
  5. Bulimia nervosa
  6. Disturbo da alimentazione incontrollata
  7. Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione
  8. Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione

I DISTURBI ALIMENTARI PIU’ DIFFUSI

L’anoressia e la bulimia, in particolare, sono due disturbi dell’alimentazione che sono diventati molto frequenti negli ultimi vent’anni. Essi affliggono adolescenti ed adulti con conseguenze devastanti sulla salute. In alcuni casi, si è parlato addirittura di epidemia o di emergenza di salute mentale.

Le persone affette da un disturbo alimentare hanno ripercussioni sulle proprie capacità relazionali, hanno difficoltà emotive, problemi nello svolgimento delle normali attività sociali, lavorative, e complicazioni mediche. Uno dei segnali chiave è il pensiero ossessivo del cibo e la paura costante di ingrassare. Spesso queste persone evitano di mangiare in pubblico, non vanno in mensa o al ristorante con gli amici, eludono di partecipare ad eventi sociali in cui si mangia, come compleanni, feste, matrimoni. Un’altra sintomatologia comune è l’alterazione della propria immagine corporea. La percezione che la persona ha del suo corpo è distorta e influenza in modo non obiettivo i suoi atteggiamenti e pensieri.

GLI INTERVENTI EFFICACI

Il trattamento dei disturbi alimentari dipende dallo specifico disturbo e dai suoi sintomi. Include una mescolanza tra terapia comportamentale, educazione alimentare, monitoraggio medico e, talvolta, assunzione di medicinali.

Durante il percorso terapeutico si tiene conto anche di eventuali problemi di salute generale, causati dal disturbo alimentare, che possono essere gravi o addirittura pericolosi per la vita, se ignorati a lungo (e dei quali abbiamo già parlato).

L’approccio terapeutico multidisciplinare è quello che registra maggiore successo, soprattutto per ritornare ad avere un peso appropriato, assieme alla salute fisica e mentale del soggetto. 

La terapia psicologica e rieducativa è la componente più importante del trattamento dei disturbi alimentari. Questa può avere durata variabile: da pochi mesi ad alcuni anni, ed aiuta i soggetti a ristabilire degli schemi di assunzione del cibo regolari per raggiungere un peso salutare: ripristinare buone abitudini alimentari, gestire lo stress e i problemi, migliorare le relazioni sociali e il proprio umore. 

Molto spesso si chiede alla persona di tenere un diario alimentare, in modo da poterlo analizzare durante la seduta e identificare assieme pensieri disfunzionali e variabili che concorrono al peggioramento della situazione. 

Gli interventi si differenziano per obiettivi, strumenti e metodi, nei diversi setting terapeutici (protocolli ambulatoriali, programmi ospedalieri, residenze riabilitative) e in base allo stato nutrizionale del paziente; si effettuano, in fasi differenti del decorso clinico, con alimentazione naturale, possibile utilizzo di integratori, fino alla Nutrizione Artificiale, enterale e/o parenterale in ricovero ospedaliero, nei casi più gravi.

L’obiettivo è sempre quello di aiutare i pazienti a ristabilire progressivamente un’alimentazione corretta per distribuzione dei pasti, qualità e quantità degli alimenti (inserendo in modo guidato e graduale anche i cibi considerati “tabù”) limitando il più possibile restrizioni, abbuffate, eliminazione totale di certi alimenti o condotte “non sane”.

Esistono diverse strategie riabilitative, le più comuni sono:

  • Pasto assistito
  • Alimentazione meccanica
  • Riabilitazione nutrizionale ad approccio psicobiologico e Training di Familiarizzazione con il Cibo (TFC)

Per approfondire: La rete dei servizi per la salute mentale

L'anoressia e la bulimia sono il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico lungamente incubato, segno di una crepa nella memoria o nella vita famigliare

Fabiola De Clercq, Fame d'amore: Donne oltre l'anoressia e la bulimia, 2002

Se ti è piaciuto l'articolo condividilo usando i tasti qui sopra!!! 😊


Ultimi articoli

Anche i bambini possono essere tristi

Siamo tutti condizionati dal retaggio culturale che identifica l’infanzia come l’età della gioia e della spensieratezza e questo porta noi genitori a rifiutare l’idea che anche i nostri bambini possano vivere la tristezza

Infanzia - 09/10/24

Limitare l’uso del cellulare ai figli adolescenti: come fare?

Come madre di due figli adolescenti posso constatare con certezza che limitare l’uso del cellulare è difficilissimo. I ragazzi vivono, oramai, con il telefonino incollato alla mano, una sorta di appendice, il prolungamento del loro braccio

Adolescenza - 04/10/24

Alla scoperta dell'autismo

La sintomatologia clinica prevede range estremamente ampi ed eterogenei e si esprimono in modo molto diverso e variabile nel tempo.

Salute e benessere - 20/09/24

Relazione tossica? I 10 segnali e un test per capirlo

Le relazioni tossiche rovinano la salute sia fisica che mentale, non è facile individuarle, soprattutto quando si è coinvolti in prima persona, tuttavia esistono dei segnali d’allarme.

Genitorialità e coppia - 16/09/24

Settembre, ambientamento dei bimbi al nido e alla scuola dell’infanzia

L’ambientamento del proprio piccolo o piccola è un momento delicatissimo per loro, ma direi soprattutto per noi mamme e per molti papà

Infanzia - 09/09/24

Strage di Paderno Dugnano e malessere interiore dei giovani di oggi

I giovani manifestano sempre più sintomi di un malessere a cui si fa fatica a rispondere, le parole del 17enne sono emblematiche di una situazione di isolamento, ansia, depressione e difficoltà relazionali.

Salute e benessere - 03/09/24

Bravi genitori oggi: 7 regole per vincere la sfida

Non si nasce genitori, ma lo si diventa. Il mestiere più bello del mondo, ma anche il più complesso. È importante riflettere sugli errori, sulle sfide quotidiane, cercando di diventare ogni giorno genitori migliori.

Genitorialità e coppia - 22/08/24

La passione di Manuel

Manuel ha quasi quindici anni e pratica lo sport della pallacanestro da quando ne aveva appena cinque e mezzo. Ben nove anni di frequentazione assidua di quella che nel tempo è diventata la sua passione più grande

Giovani talenti - 14/08/24

Bambini e ADHD: quando si parla di disturbo di attenzione e iperattività?

Secondo il Manuale Diagnostico (DSM), l’ADHD si definisce come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”

Infanzia - 10/08/24