Settembre, ambientamento dei bimbi al nido e alla scuola dell’infanzia
L’ambientamento del proprio piccolo o piccola è un momento delicatissimo per loro, ma direi soprattutto per noi mamme e per molti papà
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Settembre è arrivato e con lui anche l’inizio del nido e della scuola dell’infanzia. Il momento dell’ambientamento del proprio piccolo o piccola è momento delicatissimo per loro, ma direi soprattutto per noi mamme e per molti papà!
Nei primi tre anni di vita il bambino ha bisogno di cure e attenzioni che gli permettano di sentirsi al sicuro e amato, insieme a questo anche il senso di appartenenza al proprio nucleo familiare, trampolino di lancio per la qualità di tutte le relazioni future.
Lo spazio di accoglienza pensato per i nostri “cuccioli” dovrà caratterizzarsi, nel tempo, di legami stabili e sicuri, un luogo che possa offrire tempi di esplorazione e crescita, accompagnati da sguardi attenti e amorevoli. Tutto questo per permettere lo sviluppo di competenze e autonomie sempre più importanti e decisive.
Quanto sopra è ciò che, normalmente permette il crearsi di un equilibrio indispensabile nel bambino e, generalmente, è garantito in primis dai genitori che, tuttavia, possono trovare, in nonni ed educatori del nido, dei validi supporti.
UNO SGUARDO AI DIVERSI METODI D’INSERIMENTO MAGGIORMENTE UTILIZZATI
Ci sono diversi metodi per gestire l’ambientamento all’asilo nido, i più diffusi sono: quello svedese e quello Montessori.
Il metodo svedese presuppone un ambientamento partecipato e prevede che il bambino trascorra i primi tre giorni all’asilo insieme al genitore, un tempo prezioso per permettere l’esplorazione e il contatto con le nuove routine, in presenza del genitore, quindi senza vivere lo stress da separazione. Dal quarto giorno il genitore si allontanerà, lasciando il figlio alle cure delle educatrici, spesso in modo graduale.
Il metodo Montessori è molto flessibile, non ha calendari con orari precostituiti, si basa sulle esigenze individuali di ogni singolo bambino. Incentra il suo focus sulla stimolazione dell’interesse del piccolo per le attività e i giochi proposti. Si basa sulle esigenze del bambino e sull’interesse che esprime per ogni attività proposta. I ritmi del bambino sono ciò da cui si parte per valutare tempi e modalità d’ambientamento.
È importante sottolineare che l'inserimento sarà scelto in base ai principi educativi della struttura e che, in ogni caso, il metodo scelto potrà essere utilizzato come riferimento generale, adattato con flessibilità a ogni bimbo e alle sue esigenze. Nella mia lunga esperienza di coordinamento e supervisione di asili nido e scuole dell’infanzia, ho potuto constatare che, nonostante l’esistenza di questi due metodi “ufficiali”, molto spesso le singole strutture, adottano modalità a cavallo tra i due sistemi, entrambi validi. Purtroppo mi è capitato, anche, di assistere ad inserimenti poco rispettosi dei ritmi dei bambini e più vincolati alle esigenze degli operatori o dell’organizzazione stessa della struttura, con conseguenze non sempre positive, per i piccoli e le rispettive famiglie (pianti inconsolabili anche per l’intero anno, con destabilizzazioni dei ritmi fisiologici).
AMBIENTAMENTO
Periodo delicatissimo e colmo di emozioni per i nostri figli, ma anche per noi genitori!
Di seguito qualche piccolo accorgimento e consiglio affinché questo momento d’inizio, diventi trampolino di crescita per tutti.
- Innanzitutto è bene fare un atto di fiducia nei confronti dell’educatrice che si prenderà cura del nostro/a bimbo/a, soprattutto perché i nostri figli con i loro “radar” capteranno eventuali nostre diffidenze o insicurezze e, per loro, iniziare sapendo che la mamma o il papà non si fidano di colei che per diverse ore dovrà “sostituirli”, vi assicuro, non è affatto rincuorante;
- Ripetiamo a noi stesse/i una grande verità: il nostro bimbo ci vorrà sempre bene e nessuno prenderà il nostro posto nella loro vita, anche quando, trascorsa la giornata a lavorare, pensando continuamente a lui o a lei, con il nodo alla gola, arriveremo al nido o alla “materna” impazienti di riabbracciarlo/a e di tutta risposta lui/lei ci rifiuterà, magari abbracciando l’educatrice e voltandosi dall’altra parte…solo per ricordarci che ha fatto tanta fatica emotiva per resistere senza di noi e per questo ha bisogno di comprensione, amore e tempo di qualità che gli dedicheremo, tornati a casa;
- Ricordiamoci che siamo noi gli adulti: i loro ricatti affettivi sono solo una richiesta d’attenzione, quindi non assecondiamo il capriccio, ma rispondiamo coerentemente al bisogno di attenzione e amore;
- L’ambientamento da calendario potrà durare dalle due alle quattro settimane, ma emotivamente il bambino impiega molto di più per adattarsi al nuovo ambiente e alle educatrici di riferimento (dai due ai quattro mesi, all’incirca), quindi in questo arco di tempo potranno verificarsi casi di transitoria regressione (nel controllo sfinterico, uso del ciuccio, capricci, attaccamento morboso…). È transitorio! Continuiamo a dar loro le sicurezze affettive di cui hanno bisogno, senza appesantirli con nuove regole o richieste educative (mai togliere il ciuccio, l’oggetto transizionale o il pannolino in questo delicato momento), allo stesso tempo “difendiamo le basi conquistate”, ovvero non retrocediamo su ciò che abbiamo già faticosamente ottenuto, in precedenza;
- Usiamo dei rituali che infondano sicurezza nei nostri figli: sono abitudinari e le routine li aiutano ad orientarsi in questo mondo di adulti e di continui cambiamenti. Quindi routine alla mattina prima di portarli a “scuola”, alla sera prima di addormentarsi, nel momento della cena. Per i nostri piccini sarà come avere un orologio “tutto loro” a cui far riferimento nei momenti di sconforto!
- Quando li portiamo a “scuola” o torniamo a riprenderli: grandi sorrisi, gratificandoli per lo sforzo che comprendiamo benissimo e parole di sostegno e complicità verso le educatrici che, soprattutto all’inizio, non hanno affatto vita facile! È un modo per averle dalla nostra parte e creare quell’alleanza preziosa per trascorrere questo delicato momento in serenità e fiducia;
- È possibile che a piangere saremo noi, invece dei nostri piccoli! Accogliamo questa comprensibilissima fatica emotiva, non è una debolezza è solo amore; il distacco è come tagliare il cordone ombelicale per la seconda volta, evitiamo di farci sorprendere in lacrime dai nostri figli, piuttosto, se lo riteniamo, possiamo chiedere un colloquio “di rassicurazione” all’educatrice, alla coordinatrice o Pedagogista della “scuola”, esternando, con materna onestà, le nostre preoccupazioni e difficoltà;
- Le reazioni dei nostri bambini, al distacco, possono essere diversissime, come diversi e unici sono i nostri figli, non spaventiamoci, non esiste solo il pianto per esternare disagio: potranno farlo arrabbiandosi più facilmente, oppure avendo difficoltà ad addormentarsi o con risvegli notturni, mangiare meno, attaccarsi ancora di più “all’orsetto” o in modo “ossessivo” a noi… Anche questo va accettato come comportamento transitorio-compensatorio;
- Parliamo e confrontiamoci con altre mamme e papà che hanno vissuto, prima di noi, questa preziosa esperienza, ci sarà d’aiuto sapere che non siamo soli! Troveremo sollievo nella certezza che altri genitori e bambini sono “sopravvissuti” a tutto questo e con benefici futuri inimmaginabili.
AMBIENTAMENTI DIFFICILI
Le implicazioni psicologiche dell'inserimento al nido e alla scuola dell’infanzia sono molto importanti e, quindi, vanno monitorate le reazioni del bimbo affinché non si trasformi in un’esperienza traumatica. Nei primi periodi è importante osservare le variazioni nel ritmo sonno-veglia, nell'alimentazione e nei momenti d’igiene (si scarica regolarmente, consistenza delle feci e quant’altro). Alcune regressioni, transitorie, sono da mettere in conto, ma i disturbi del sonno e i risvegli notturni, per esempio, possono essere un sintomo determinante per cogliere la difficoltà del piccolo di ambientarsi nel nuovo ambito.
Succede frequentemente di rilevare, nei nostri piccoli, una stanchezza maggiore e un sonno più lungo del solito. Solo quando neanche il riposo prolungato sembra non rasserenare il bambino che esprime frequenti manifestazioni di nervosismo e pianti, può essere indicativo di qualcosa che non sta “funzionando come dovrebbe”, in questo caso chiedere un confronto con l’educatrice è la cosa più saggia da fare.
Anche rifiutare di mangiare al nido per lunghi periodi, assieme all’ aumento della selezione dei cibi a casa, associate a regressioni varie, possono essere segnali di eccessiva fatica.
Sono casi nei quali è conveniente non allarmarsi troppo e intanto concedersi tempi di osservazione più accurata; talvolta i ritmi del bimbo non coincidono con quelli della nuova vita al nido/ materna e questo può rendere tutto più difficile.
In altri casi si fa necessario un altro tipo di supporto che può venire dal confronto con uno specialista dell’ambito, nello specifico quello del pedagogista scolastico, con suggerimenti e spunti di riflessione per tutti quei genitori che si trovano a dover gestire rabbia, paura e opposizione dei bambini che faticano molto ad ambientarsi nel nuovo contesto e a gestire serenamente il momento della separazione.
I bambini partecipano alla vita della scuola materna con le risate, gli sguardi, le corse, i giochi, a volte anche con i pianti e i silenzi. E non è poco quello che offrono. È tutta l’energia dell’universo che si spande per le aule, piena di vibrazioni e di colori.
All’asilo nido. Se unisci tutti i sorrisi dei bambini, la vita prende forma, quella di una freccia che punta verso la meraviglia.
Fabrizio Caramagna
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