I bambini e la rabbia
I bambini sono teneri “cucciolini”, ci colmano la vita di gioia, ci fanno sorridere e divertire con la loro spontaneità, eppure già da piccolissimi hanno il potere di scatenare “l’ira di Giove” con le loro esplosioni di rabbia incontenibili.
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I bambini sono teneri “cucciolini”, ci colmano la vita di gioia, ci fanno sorridere e divertire con la loro spontaneità, eppure già da piccolissimi hanno il potere di scatenare “l’ira di Giove” con le loro esplosioni di rabbia incontenibili. Esplosioni che talvolta ci prendono alla sprovvista e destabilizzano, mettendoci in condizioni di non saperle gestire. Invece è fondamentale non perdere la calma e agire nel modo più appropriato in base alla situazione, ricordandoci che, nella maggior parte dei casi, sono gli stessi bimbi a spaventarsi della rabbia che provano, necessitando di adulti in grado di contenerli e rasserenarli. Imparare a riconoscere e gestire questa forte emozione è fondamentale anche per il futuro, per non accedere nel mondo adulto impreparati con conseguenti eccessi d’ira estremamente dannosi per sé e per gli altri.
Questo ci porta a constatare che insegnare sin dall’infanzia a riconoscere, elaborare ed esprimere la propria rabbia, in modo sano, è l’unico modo per crescere emotivamente competenti nella gestione corretta di questa e di altre emozioni.
ALLA SCOPERTA DELLA RABBIA
La rabbia, come la paura, la gioia, la tristezza, è un’emozione primaria che emerge sin dalla nascita. I neonati la esprimono con il pianto, successivamente le modalità cambiano.
È un’emozione che si manifesta in seguito ad un forte senso di frustrazione legato, sovente, ai “no” dei genitori o a qualcosa di tanto atteso che non si verifica, a delusioni varie. Tuttavia può essere definita come un profondo malessere interiore generato dalla delusione di non “ricevere” qualcosa di tanto desiderato. Altre volte può derivare dal senso d’inadeguatezza per non riuscire in qualcosa. In ogni caso, è bene specificarlo, non è un capriccio!
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Questo senso d’inadeguatezza si alimenta di un’altra forte emozione: la paura. I bambini e le bambine si sentono incapaci di affrontare questo malessere, non lo conoscono, non sanno da dove proviene, come si crea, non lo sanno gestire, per questo il loro corpo entra in uno stato di allarme generalizzato che fa loro perdere il controllo.
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In sintesi, le situazioni più comuni che inducono il bambino ad arrabbiarsi:
- Quando si percepisce incapace o insicuro;
- Quando prova e riprova più volte senza riuscire subito in una attività in cui è impegnato e concentrato;
- Quando non è preparato. Se non viene preparato dall’adulto rispetto a ciò che accadrà, o al luogo che dovranno raggiungere o a chi incontreranno, il bambino tenderà a vivere il tutto come un continuo imprevisto “scomodo” e non prevedibile, di cui non ha un controllo e che lo mette profondamente in crisi, si potrà sentire ingannato, deluso, agitato. Tutto questo, molto probabilmente, si trasformerà in rabbia;
- Quando non riesce a controllare l’impazienza e l’impulsività;
- Quando viene invaso da tristezza e paura, senza saperle gestire.
Da un punto di vista chimico, la rabbia produce un aumento della pressione sanguigna, aumentano i neurotrasmettitori legati allo stress e si abbassano quelli legati al piacere.
Quando un bambino è molto arrabbiato sente solo il proprio malessere, è incapace di comprendere i bisogni altrui e la reazione immediata è quella di sfogarsi fisicamente. La caratteristica distintiva dei bambini è quella di vivere le emozioni in modo globale, con tutto il corpo. Diversamente da noi adulti che, invece, tendiamo a viverle incanalandole (verbalizzando, mentalizzandole etc..). I bambini urlano, mordono, danno pugni, battono i piedi, si buttano per terra, piangono a dirotto. Queste reazioni così incontrollate, spesso, ci spaventano. Manifestare la propria rabbia, senza reprimerla, è di fondamentale importanza. La rabbia crea una forte tensione muscolare, del viso, mandibolare, degli arti superiori e inferiori. Ne consegue che il corpo ha bisogno di smaltire questo eccesso. Diversamente si rischierebbe: difficoltà nel sonno, problemi alla pelle (dermatiti, acne, psoriasi), mal di testa, nausea.
Ciononostante è importante riuscire a esternarla e incanalarla in maniera appropriata.
I bambini vanno aiutati a gestire questi momenti d’ira e visto che a livello chimico si registra un innalzamento degli ormoni dello stress, per contrastarla è necessario aumentare l’ossitocina, l’ormone anti-stress che caratterizza gli stati di piacere e soddisfazione. Come? Coccole, abbracci, carezze, sorrisi e parole gentili fanno alzare i livelli di ossitocina. Con livelli elevati di ossitocina nell’organismo si riscontrano bassi livelli di conflitto e di violenza. Alcuni bambini riescono, infatti, a calmarsi grazie a un abbraccio, che è insieme contenimento e contatto, e permette di placare l'agitazione procurata dall'eccesso di rabbia. Ma l'abbraccio funziona se l'adulto è calmo e il bambino non è già in preda a una crisi di panico.
CONSIGLI CONCRETI PER GESTIRE LA RABBIA DEI BAMBINI
Di fronte ad un bambino arrabbiato le reazioni dei genitori possono fare la differenza. Ci sono genitori che si spaventano o si preoccupano, altri che li rimproverano, alcuni li incoraggiano e assecondano, qualcuno si sente del tutto impotente e rimane inerme dinnanzi a tali manifestazioni. Per gestire la rabbia dei bambini è essenziale essere in prima persona competenti nel riconoscimento e nella gestione di questa emozione e, soprattutto, saperla riconoscere e identificare in tempo per prevenirla o disinnescarla.
Non esiste la bacchetta magica per affrontare la rabbia e ottenere solo risultati positivi. È un’emozione primaria: è tutto straordinariamente umano e naturale.
Tuttavia ecco alcuni consigli:
- RIMANERE CALMI: è provato che urlare ad una persona che già urla sortisce solo l’effetto di agitarla ulteriormente. Gridare non è uno strumento di risoluzione dei conflitti, bensì di prevaricazione. Non solo dà il cattivo esempio ma finisce con l’aggiungere altra rabbia ad un vaso già colmo e scoperto, in una escalation di aggressività che produrrà l’aumento di frustrazione per tutti. Bisogna fare un respiro profondo, buttando fuori lentamente l’aria (magari anche tre) e mantenere la calma, per passare al punto successivo.
- RICONOSCERE QUESTA EMOZIONE: aiutiamo i bambini a dare un nome alle diverse emozioni, alfabetizzazione emotiva, riconoscendo che è naturale arrabbiarsi in certe circostanze, permetterà loro di smettere di sentirsi sbagliati per quello che provano. Arrabbiarsi è assolutamente normale. Succede anche a noi adulti, quindi perché ci aspettiamo da loro che non lo facciano? Riconoscendo le loro emozioni, rabbia inclusa, è come se, finalmente, accendessimo una luce nel buio del disagio che provano.
- NORMALIZZARE LA RABBIA: evitare di sgridare quando arriva. È importante spiegare al bambino che anche noi adulti ci arrabbiamo. Per cui arrabbiarsi è normale, è un’emozione che tutti provano, tuttavia esistono modalità appropriate per manifestarla. Sgridare o punire un bambino arrabbiato significa dirgli che provare rabbia è sbagliato. Il nostro compito è quello di aiutare i bambini ad esprimerla nel modo più corretto, evitando la violenza su sé stessi o sugli altri.
- DIALOGARE CON UN TONO CALMO: dialogare è importante. Se dobbiamo insegnare come ci si comporta quando si è in preda alla rabbia, dobbiamo innanzitutto insegnare a parlarne. Quando urlano, il nostro modo di porci nei loro confronti può veramente fare la differenza sul decorso della situazione. Parlare con tranquillità e fermezza, passando il messaggio che sappiamo cosa fare, che sappiamo contenere loro e questa emozione dirompente che provano, permetterà loro di cambiare atteggiamento. Dobbiamo mostrarci disponibili ad uno scambio di pensieri, mostrandoci interessati a ciò che provano. Può essere utile concordare con loro una vera e propria strategia d’emergenza, pensando ad una parola o ad un iter da seguire nel momento in cui il bambino sente salire questa emozione che, dialogando con noi, avrà imparato a riconoscere e prevenire. Abbassatevi, mettendovi alla loro altezza, per guardarli negli occhi in modo rassicurante.
- INCANALARE LA RABBIA: arrivati al punto cinque, possiamo aiutare, concretamente il bambino a liberarsi della rabbia. Ricordiamoci che siamo un esempio e dire “Sai, anche io ho provato questa strategia quando mi sento tanto, tanto arrabbiata/o…e funziona!” può davvero essere utile. Esistono diverse strategie: tecniche di rilassamento, di contrazione e decontrazione, esercizi di respirazione, utilizzare il cuscino della rabbia (dove il bambino può scaricare, liberamente, la sua rabbia su quell’oggetto e non su altro), o abbracciarsi forte forte per poi rilassarsi, o utilizzare il disegno, o correre o saltare sul posto per scaricare la tensione. Con i miei figli ho utilizzato, spesso, il gioco del “vedo la tua rabbia…e sta scendendo!”. Dopo aver preso a pugni il cuscino della rabbia e aver attivato una respirazione profonda e controllata per ripristinare la calma, con la mano mostravo a mio figlio il livello di rabbia che vedevo: prima fino al naso (quindi ritornavamo sul cuscino), poi a livello del collo… dell’ombelico (e qui un bel solletico…per ridere…aiutava a sdrammatizzare, aumentando il livello di ossitocina), fino a sparire al livello dei piedi e tutto tornava alla normalità.
I bambini imparano ciò che vivono
I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell’ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell’approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare l’amore nel mondo.Dorothy Nolte
Nel caso in cui permanessero le difficoltà nel gestire la rabbia dei nostri figli è raccomandato rivolgersi ad uno specialista, per strategie maggiormente efficaci.
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