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Sport, figli e genitori!

Nello sport praticato dai figli a che gioco giochiamo noi genitori?

Sport, figli e genitori!

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Accompagnare i figli alla loro partita di calcio, basket, baseball ecc. è sempre una grande emozione. Oggi più che mai lo sport è diventato uno dei più importanti momenti di condivisione familiare. Lo sport non è più solo un passatempo o un’attività extrascolastica come un tempo. Lo sport, praticato oramai dalla stragrande maggioranza dei bambini già in età prescolare e poi da ragazzi e adolescenti, rappresenta il terzo pilastro, assieme alla famiglia e alla scuola, a sostegno della crescita dei nostri figli. Questo significa che rappresenta un ambito educativo? Purtroppo non necessariamente, ma vista l’importanza che riveste, aggiungerei che lo deve assolutamente diventare!

Un giorno sono andata a vedere mio nipote in una delle sue partite di campionato, lui gioca a calcio. Ero davvero emozionata… non era molto che giocava, ma la sua era già una vera passione e questo nonostante non riuscisse ancora a controllare bene la palla, a marcare l’avversario a dovere, a tirare con coraggio dritto in porta…. aveva solo sette anni. Eppure tutto il mio entusiasmo mi ha lentamente abbandonato, quando è iniziata la partita. Ecco il fischio d’inizio dell’arbitro! All’istante tutti i genitori si sono alzati, e tra urla concitate, hanno iniziato a rivolgere offese irripetibili all’arbitro, alla squadra avversaria, ma ancora peggio, parolacce denigranti verso i loro propri figli! Bambini di solo sette anni, ancora comprensibilmente inesperti, incerti, spaventati dall’ondata di urla provenienti da bordo campo. Ricordo anche un bambino piccoletto di statura che guardando il papà, cercava di capire quali indicazioni gli stesse dando e faceva cenno che non capiva, ma intanto si stava perdendo il gioco in campo.

Ecco un esempio di come lo sport non sia stato affatto ambito educativo, ma anzi si sia tramutato in un momento così carico di aspettative da parte dei genitori da creare una pressione e responsabilità insopportabile per dei bambini così piccoli. Le conseguenze possono farsi davvero preoccupanti sia sul versante psicologico, sia affettivo relazionale, sia di autoefficacia e autostima. Noi genitori se da un lato non possiamo fare a meno di sentirci coinvolti, specie emotivamente, dall’altro tendiamo a considerarci secondari, a percepirci “fuori dal gioco”, convinti che il nostro comportamento “a bordo campo” non sia poi così influente per i nostri figli. Infatti se qualcosa non “funziona” eccoci inveire contro l’allenatore, unico responsabile del successo o insuccesso sportivo del proprio figlio.

Ebbene, noi genitori, come principali educatori dei nostri figli, abbiamo un ruolo importantissimo anche nell’ambito sportivo, ma aggiungerei AD OGNUNO IL SUO RUOLO! Si tratta di trovare la giusta distanza tra genitori, figli e sport, in modo che tutte e tre possano godere di mutuo rispetto, evitando “invasioni di campo”.

 

Persone che si danno la mano

 

Lo sport, per essere tale deve possedere tre fondamentali ingredienti: GIOCO, MOVIMENTO E AGONISMO:

  1. GIOCO: deve esserci divertimento, gioia, ma anche crescita fisica emotiva e morale, immaginazione, rispetto delle regole. Se manca il gioco, diventa solo competizione spietata e senza regole, dove vincere a tutti costi è l’unica cosa che conta;
  2. MOVIMENTO: lo sport cattura sia la mente che il corpo. Presuppone padronanza, oltre che del proprio corpo, degli oggetti in uno spazio-tempo definito "intelligenza psicomotoria". Se manca il movimento stiamo giocando ai videogiochi;
  3. AGONISMO: la presenza dell'avversario è necessaria per consentire di verificare il proprio valore e sperimentare il proprio limite. Se manca l’agonismo, non c’è confronto e diventa passatempo.

A questo punto è chiaro che come genitori abbiamo una grande responsabilità anche in ambito sportivo, e dobbiamo esserne consapevoli se desideriamo che anche questa esperienza di vita diventi educativamente preziosa per la crescita dei nostri figli.

Li vogliamo SERENI, BUONI, EDUCATI, FORTI E SICURI DI LORO STESSI, CAPACI DI SBAGLIARE E ALLO STESSO TEMPO IMPARARE DA QUEGLI STESSI ERRORI; CAPACI DI CADERE E RIALZARSI CON PIU’ VIGORE E DETERMINAZIONE DI PRIMA. Questo permetterà loro di camminare “vincenti” per le strade di questo mondo, un mondo che noi genitori conosciamo bene e che sappiamo non essere affatto facile.

Lo sport può diventare una preziosissima palestra di vita, come?

Ecco sei regoline per diventare UN BUON GENITORE SPORTIVO:

  1. SAPER VINCERE, senza sopravvalutarsi, dicendo “mi dispiace” all’avversario (legittimando la superiorità tecnica);
  2. SAPER PERDERE una partita e vincere come genitori sostenitori dei figli anche e soprattutto in momenti di sconforto: si perde una partita, ma ce ne sarà sempre un’altra, sempre!
  3. SAPER LOTTARE e credere nel cambiamento, dare sempre una speranza, superare lo sconforto e credere che nulla è impossibile, nello sport come nell’educare!
  4. SAPERSI CONTROLLARE… preparandosi per tempo;
  5. SAPER FARE SQUADRA (squadra dei genitori-primi sostenitori!!!); i nostri figli vinceranno davvero se impareranno a fare squadra con i loro compagni e noi se impareremo a fare squadra come primi sostenitori;
  6. SAPER COGLIERE L’ESSENZIALE; lo sport autentico non si fonda su alibi o su colpe, bensì sull’oggettività dei fatti. L’impegno agonistico dei nostri figli offre una preziosa occasione di migliorarsi come genitori: questa è la vera gara da giocare come titolari.

 

I FIGLI IN CAMPO CI OFFRONO L’OCCASIONE DI DIVENTARE GENITORI MIGLIORI!

 

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