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Report dell’incontro formativo online di sabato 16 novembre: come aiutare i nostri figli nel metodo di studio

Questo incontro è nato dall’esigenza di fare chiarezza sulle modalità più idonee per sviluppare un metodo di studio veramente efficace. È un momento storico particolare, in cui le nuove generazioni lamentano un grande malessere nell’ambito scolastico.

Report dell’incontro formativo online di sabato 16 novembre: come aiutare i nostri figli nel metodo di studio

7 minuti

Questo incontro è nato dall’esigenza di fare chiarezza sulle modalità più idonee per sviluppare un metodo di studio veramente efficace. È un momento storico particolare, in cui le nuove generazioni lamentano un grande malessere nell’ambito scolastico e dell’apprendimento, per questo nei social sfilano, incessanti, numerosissimi video, podcast, corsi che promettono metodi di studio “magici” con minimo dispendio energetico e massimo beneficio. Il mio obiettivo, in questo incontro per genitori, è stato proprio quello di partire dalle neuroscienze e dai risultati scientifici più recenti per orientarsi in questa confusione. Insomma, partire dall’organo più interessante e misterioso che abbiamo, il cervello e giungere, così, al metodo scientificamente più efficace. Abbiamo iniziato da una grande verità: studiare è faticoso per tutti perché l’essere umano non si è evoluto per questa attività, ovvero non siamo stati “programmati geneticamente” per lo studio, quindi farlo richiede, necessariamente, tanta fatica. La differenza tra i ragazzi che, con spavalderia, dichiarano di aver studiato tutto in poche ore e altri, terribilmente frustrati, che lamentano giornate intere, estenuanti, di studio, sta nella percezione della fatica. Per intenderci: i ragazzi che riescono a rendere piacevole la sessione di studio (anche non amando la materia in questione), attraverso strategie personali e creative e anche una buona organizzazione, non risentiranno della fatica come gli altri. Lavoro da quasi trent’anni nelle scuole e quando incappo in ragazzi con difficoltà nel metodo di studio le frasi che ridondano sono: “Non sono portato per lo studio”, “Questa materia non la capisco proprio!”, “Sono negato”, “Ho studiato così tanto per ottenere ancora il solito cinque!”.  

COME FUNZIONA IL CERVELLO

L’unico modo per dare un senso a queste criticità è stato immergersi nel meraviglioso mondo del cervello e delle sue funzioni, soprattutto per ciò che concerne la memoria e l’attenzione, ambiti di rilievo per riuscire nello studio. Immaginiamo nostro figlio o nostra figlia in aula, durante una lezione. Quello che giungerà al loro cervello non sarà solamente il contenuto della lezione, ma tutto quanto i cinque sensi capteranno: dalle immagini visive, ai rumori di sottofondo, alle condizioni termiche percepite dalla loro epidermide e quant’altro. Infinite e continue informazioni sensoriali bombardano il cervello, arrivando nella memoria sensoriale che le passa a quella di lavoro. La memoria di lavoro è una memoria molto importante per lo studio, anche se rimane una memoria a breve termine, ovvero un magazzino dove le informazioni non potranno rimanere per molto tempo. La prima selezione delle informazioni da trattenere avviene già nel passaggio dalla memoria sensoriale a quella di lavoro, la scrematura delle informazioni da trattenere o far decadere prende proprio il nome di attenzione. Spesso il problema dello scarso mantenimento degli elementi da ricordare non è causato dalla memoria di lavoro, come si pensa, ma proprio dalla carenza selettiva dell’attenzione verso i dati da memorizzare. Nonostante le differenze individuali legate agli stili cognitivi e alle predisposizioni genetiche, la capacità della memoria di lavoro è eccezionalmente costante da un soggetto ad un altro. George Miller, psicologo statunitense, ha coniato una sorta di “numero magico”, il sette, numero ottimale di numeri che un individuo può memorizzare. Tuttavia è stato dimostrato scientificamente che se i sette numeri da ricordare diventano sette numeri a due cifre (o perfino a tre) il cervello è in grado di ricordarli lo stesso. Questo dato è estremamente rivelatore dell’importanza di raggruppare o collegare tra loro numeri, parole, concetti, formando chunks complessi, per ampliare la capacità di memorizzazione. Alla luce di tutto, il mio obiettivo nell’incontro, è stato, quindi, arrivare a capire come far passare le informazioni di studio dalla memoria di lavoro a quella a lungo termine (magazzino temporaneo). Ebbene, oramai, è intuibile: attraverso connessioni, elaborazioni personali e creative, ripetizioni…e non solo! Importantissimo, rilevato dalle neuroscienze, è anche il sonno a onde lente (sonno profondo che avviene nelle prime quattro ore dopo l’addormentamento).

Per qualche giorno dopo l’esposizione agli apprendimenti selezionati dall’attenzione, il cervello continua a “macinarli” senza che i nostri ragazzi se ne rendano conto. Questo prende il nome di consolidamento e avviene in due momenti:

1.    Da svegli, in tutti quei momenti morti in cui non sono impegnati “cognitivamente” (mentre mangiano, passeggiano, osservano un paesaggio, si lavano etc…)

2.    Mentre dormono, nello specifico durante il sonno profondo.

Per sintetizzare, nonostante possano esserci delle differenze legate alla difficoltà dei contenuti da studiare, la base per uno studio efficace è:

-       Leggere per capire di cosa tratta il testo;

-       Due ripetizioni, elaborate in modo personale e creativo, preferibilmente ad alta voce, rispettando la regola della spaziatura: ovvero di ripetere dopo uno o due giorni di distanza dalla prima;

-       Rileggere il testo per verificare alcune dimenticanze;

-       Rievocazione libera (ripetere senza il testo davanti).

Questo permetterà al cervello di far passare il contenuto al magazzino temporaneo di memoria a lungo termine, che tratterrà il tutto per almeno dieci giorni, circa. Più i ragazzi rielaboreranno il contenuto, con ripetizioni distribuite nel tempo (intervallate dal sonno), più lo ricorderanno nel tempo, fino a farlo arrivare al magazzino permanente, dove rimarrà per sempre. Chiaramente per le materie ricche di matematiche complesse le ripetizioni dovranno necessariamente essere più numerose, rispetto a quelle discorsive. 

ALCUNE STRATEGIE PER AGEVOLARE IL TRATTENIMENTO MNESTICO (MNEMOTECNICHE)

-       Tecnica della visualizzazione: visualizzare mentalmente i contenuti studiati;

-       Utilizzare l’associazione di parole analoghe per ricordare termini specifici;

-       Delegare la memorizzazione verbale (che occupa maggior spazio di memoria) a quella delle aree visive, per liberare spazio nella memoria di lavoro;

-       Immediatezza grafica (i disegnini sintetizzano i concetti e le info e sono piacevoli e divertenti);

-       Allontanare le distrazioni che implicano energia cognitiva (telefoni, tv, tablet…);

-       Passeggiate/tecnica dei loci (attribuire concetti di studio a luoghi importanti per i nostri ragazzi, per rievocarli più facilmente).

Alcuni movimenti “stereotipati”, come il camminare, lanciare la pallina al canestro (…) durante la ripetizione a rievocazione libera, possono agevolare l’apprendimento, mantenendo attivo non solo il corpo ma anche la mente. Anche l’ascolto della musica, per chi l’apprezza, può agevolare il momento di studio, rendendolo maggiormente piacevole.

Ripetere in modo personale e creativo significa dialogare con sé stessi, ponendosi domande di continuo (una sorta di auto-interrogazione), sforzandosi di fare collegamenti a saperi passati e con altre discipline. In poche parole: vivere le vicende come se prendessero corpo dinnanzi a sé stessi.

CONSEGUE

-       Sì ai metodi di studio attivi: sottolineare il testo, prendere appunti, intervenire durante la lezione…

-       No ai metodi passivi: leggere, ascoltare senza prendere appunti, registrarsi e riascoltare, guardare dei video…

-       Meglio tra tutti, i metodi di studio creativi: utilizzare colori diversi per le sottolineature, disegnini esemplificativi, creare mappe, presentazioni, carte da gioco con i contenuti della materia (tutta farina del proprio sacco).

IL GENITORE COME, QUANDO E IN COSA PUÒ SUPPORTARE IL FIGLIO

-       Ambiente di studio appropriato: con poche distrazioni, ben arieggiato (con tanto ossigeno e poca anidride carbonica), poco affollato, non troppo caldo (il cervello tende ad addormentarsi con il caldo e perdere d’attenzione), meglio se vicino a piante o nella natura;

-       Sonno: è importantissimo per tutti gli esseri viventi, anche se ancora le neuroscienze non hanno individuato esattamente il perché. Sicuramente, come abbiamo già visto, il sonno profondo permette il consolidamento degli apprendimenti, avviene il rinforzo di quelle sinapsi più utilizzate e la “ripulitura” di quelle inutilizzate. La quantità di sonno ideale è molto soggettiva, dipendente dal cronotipo del ragazzo e dal suo bioritmo, tuttavia si stima, come appropriato dalle 7 alle 9 ore di sonno; 

-       Motivazione: numerosi studi ed esperimenti hanno ampiamente dimostrato l’inefficacia a lungo termine di motivazioni estrinseche (se studi ti compro …, se non studi ti tolgo…), a differenza di quelle intrinseche al soggetto che rimangono le più efficaci in tutte le situazioni di studio;

-       Organizzazione

-       Strategie e mnemotecniche  

MOTIVAZIONE ALLO STUDIO

-       Ambiente piacevole per il ragazzo/a

-       I ragazzi s’innamoreranno di una materia quando capiranno che dietro quella montagna di regole e nozioni c’è vita vera (serve tutto e sempre, nulla è inutile)

-       Studiare insieme a dei compagni (meglio se maggiormente motivati), aiuta a rintracciare strategie diverse dalle proprie, maggiormente funzionali e motivanti;

-       Dimezzare il tempo pianificato per lo studio (sentire il fiato sul collo motiva a dare il massimo con risultati sorprendenti);

-       Ricompense contingenti, anche se estrinseche possono dare dei risultati a breve termine interessanti, pensate direttamente dal ragazzo, per procedere nello lo studio in modo sistematico (per esempio: barrare le caselle corrispondenti ai capitoli da studiare, disegnati su una lavagnetta e che mettono in evidenza i progressi premiati, poi, con piccole pause, o break gustosi).

CONCLUSIONE

Questo report, ovviamente, è solo una sintesi e non rende giustizia a tutti i contenuti sviscerati durante l’incontro formativo. Gli interventi di alcune mamme hanno permesso di rendere “vivo” e “personalizzato” l’intervento: una crescita preziosa per tutti, anche per la sottoscritta. Grazie!

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